Lancia Fulvia berlina: la conferma dell’eleganza Lancia.

Lancia Fulvia berlina: la conferma dell’eleganza Lancia.

La Lancia per sostituire l’ormai vetusta Appia 3^ serie, nel 1963 lanciò sul mercato la nuova piccola di casa: la Fulvia.

La piccola berlina che fu prodotta nel nuovo stabilimento di Chivasso fino al 1972, totalizzò complessivamente 192.097 esemplari, nelle sue molteplici derivazioni, di cui 3.360 in una delle poche linee di assemblaggio allestite all’estero: in Grecia.

Opera del designer Piero Castagnero, aveva una linea convenzionale a tre volumi ben distinti, anche se poco aerodinamica, ma nel suo insieme risultava di un’eleganza classica e discreta.

La parte meccanica, progettata dall’Ing. Antonio Fessia, era dotata di una meccanica moderna: aveva trazione anteriore con motore superquadro a v stretta di 12° con cilindrata di 1091 cm3 il quale era inclinato sulla sinistra di 45° allo scopo di ridurre l’altezza del motopropulsore, distribuzione bi-albero in testa, alimentata da un solo carburatore doppio corpo, che riusciva a erogare 58cv e spingere la piccola di casa a 138km/h: perciò non un filmine. Tutta la meccanica era collegata alla carrozzeria monoscocca portante tramite un telaietto ausiliario dotato di sei silentblock. La sospensione anteriore adottava ruote indipendenti con quadrilatero trasversale e ammortizzatori telescopici; quella posteriore era ad assale rigido con balestre semiellittiche e con ammortizzatori telescopici.

Il pubblico dell’epoca ne decretò un discreto successo commerciale grazie alla qualità costruttiva tipica del marchio torinese e alle buone doti di confort e di abitabilità e, non ultimo, ad una eccellente tenuta di strada, che faceva sembrare sottodimensionato il motore rispetto alla capacità del telaio.

Al Salone di Torino del 1964, per accontentare la clientela che chiedeva una maggiore potenza, fu introdotta la versione 2C dotata di due carburatori doppio corpo Solex, di un nuovo collettore di aspirazione e dall’aumento del rapporto di compressione, modifiche che innalzarono la potenza a 71 cv permettendo alla Fulvia di raggiungere i 145km/h. La versione 2C costava all’epoca 1.365.000 lire. La versione a carburatore singolo rimase a listino, con un costo inferiore di 140.000 lire rispetto alla più performante 2C, ma costrinse la Lancia a modificare le auto ferme nei piazzali di deposito aggiornando il motore con le specifiche della versione 2C. Per questo motivo esistono delle versioni per così dire ibride.

Sulla versione più performante, era pratica diffusa, a causa della difficile taratura dei due carburatori, sostituirli con un kit after market proposto dalla ditta italiana Dell’Orto.

Nel 1967 la Lancia aggiunse la versione GT, dotata dello stesso motore della coupé, con cilindrata aumentata a 1216 cm3. La potenza venne incrementata a 80 CV per una velocità massima di 152 km/h. Su questa versione, con un sovrapprezzo, si poteva richiedere la leva del cambio sul pavimento (come per la versione coupé). All’inizio del secondo semestre del 1967 alla Fulvia GT venne aumentata la cilindrata che passò a 1231 cm3 sino al 1969. Sulla base della GT la Casa torinese allestì una versione con cilindrata ridotta a 1199 cm3, assemblata in Grecia, mercato nel quale le autovetture sopra i 1200 cm3 erano penalizzate dal punto di vista fiscale.

Nel 1968 arrivò anche la GTE (Gran Turismo Europeo): massima evoluzione in ottica prestazionale della prima serie, che grazie all’adozione del motore della coupé con cilindrata di 1298 cm3, anche se nella sua versione meno spinta disponeva comunque di ben 87 CV che permettevano di far raggiungere i 162 km/h. Veramente un bel risultato, per un milletrecento centimetri cubici, all’epoca. Fu prodotta in pochi esemplari a causa dell’arrivo della seconda serie. Proprio questa, a mio avviso, sembra essere la versione più collezionabile di tutte le molteplici versioni della Fulvia berlina.

Fu l’ultima evoluzione della Fulvia prima serie.

Al Salone di Ginevra del 1969, infatti, la piccola berlina Lancia venne sottoposta ad un aggiornamento estetico che portò alla presentazione della seconda serie. Dal punto di vista estetico le modifiche coinvolsero principalmente la coda: un specie di profilo cromato ovale cingeva il pannello posteriore del baule, in cui furono inseriti dei nuovi fanali. Anche sul frontale si cambiò la mascherina, che ora occupava tutto il frontale, e con l’introduzione dei nuovi fanali allo iodio, faceva cambiar volto alla Fulvia. Anche gli interni vennero completamente ridisegnati, soprattutto la plancia, anche in conseguenza del nuovo comando del cambio con leva corta a cloche, simile a quella in uso sulla coupè; furono modificati anche i pannelli porta e si introdussero nuovi sedili.

Nel 1969 la Lancia fu assorbita dalla FIAT.

Sotto il profilo tecnico l’innovazione più rilevante fu l’adozione dell’alternatore, ma le novità più significative arrivarono con la versione del 1970 con l’adozione di un nuovo cambio manuale a 5 marce prelevato della coupé, lo sterzo collassabile ed il nuovo impianto frenante Superduplex. Ci fu una razionalizzazione dei motori e l’unico motore disponibile diventò il 1298 cm3 (ex-GTE, ma rivisto in alcuni particolari) inizialmente con 87 CV poi ridotti a 85 CV per ottemperare alle prime norme sulle emissioni inquinanti.

Per le solite logiche di mercato e per contenere i costi di produzione, alcuni particolari come lo stemma Lancia, in plastica anziché in acciaio smaltato, i tappetini in gomma e ad altri particolari secondari fecero storcere il naso ai lancisti doc, poiché è indubbio che ci fu un decadimento della tanto osannata qualità degli interni lancia.

La versione per il mercato ellenico manteneva il motore di 1200 cm3, ed inizialmente aveva ancora il cambio a 4 marce che successivamente fu uniformato con l’adozione della quinta marcia, come per gli esemplari italiani. Sembra inoltre che una piccolissima serie di circa 30 vetture sia stata allestita per il mercato ellenico con il motore della 1600 HF coupé seconda serie.

Sul finire del 1972 cessò la produzione che totalizza 192.067 vetture prodotte, nell’arco di 9 anni.

 

La Fulvia e le corse:

Simbolo HF con Elefantino

 

 

L’elefantino al galoppo simbolo della Squadra corse Lancia.

Il riconoscimento delle potenzialità e, di conseguenza, dei successi della Squadra Corse Lancia, fondata già da Gianni Lancia (figlio di Vincenzo fondatore della marca) in persona nel 1953, si deve soprattutto alla Fulvia coupé, ma già agli inizi degli anni sessanta alcuni piloti privati, dapprima con Flaminia e Flavia coupé, usarono la Fulvia berlina.

Con la Fulvia 2C, all’epoca una delle 1.100 più veloci del mercato, questi piloti privati confluirono nella Scuderia HF, capitanata da quel genio di direttore sportivo che sarà Cesare Fiorio. Nelle partecipazioni importanti della Fulvia berlina si può annoverare il Rally di Montecarlo del 1964, il Rally dei Fiori del 1965 e tante altre competizioni minori.

 

Fulvia giardinetta:

Fulvia GiardinettaCi fu un curioso esemplare unico di giardinetta realizzata dalla Touring di Milano: era una proposta per la casa madre Lancia, che non ebbe seguito commerciale, perche giudicata forse troppo in anticipo sui tempi, o forse per semplici ragioni economiche.

 

Ringrazio l’amico Maurizio per la concessione delle fotografie della sua Fulvia 2C del 1966.

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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1 Comment
  1. Maurizio ringrazia vivamente l’amico Renzo per l’esauriente servizio informativo sulla piccola Lancia e per la dovizia delle belle foto pubblicate !!

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