Maserati Khamsin: il vento egiziano soffia sul tridente italiano.

Maserati Khamsin: il vento egiziano soffia sul tridente italiano.

Con questo articolo vi voglio presentare una delle più belle automobili prodotte dalla casa del Tridente, almeno secondo me.

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La Maserati Khamsin è una delle vetture del tridente tra le più sconosciute ai più ma sicuramente è un modello importante per la storia della casa automobilistica modenese.

Presentata inizialmente come prototipo al salone di Torino del 1972 con il logo della Carrozzeria Bertone, fu successivamente esposte in veste definitiva al salone di Parigi dell’anno successivo, ma questa volta con i loghi della Maserati.

Come da tradizione di Maserati il nome deriva da un vento: questa volta tocca all’omonimo vento egiziano.

E’ una classica coupè sportiva a 2+2 posti con motore anteriore e trazione posteriore, e nella gamma Maserati del tempo prese il posto della celebrata Ghibli.

Compito non facile per la bella Khamsin, disegnata da Marcello Gandini (all’epoca in forza alla carrozzeria Bertone), soprattutto considerando anche le travagliate vicende societarie in cui navigava la Maserati: da poco passata sotto il controllo della Citroen dopo la gestione della famiglia Orsi e poi, durante la vita commerciale della Khamsin, nel 1975, la stessa Maserati viene acquisita da Alejandro De Tomaso. Altra tegola che si abbatte sulla Maserati Khamsin è l’avvento della crisi petrolifera degli anni settanta, che mette in serio pericolo la stessa esistenza delle vetture sportive dell’epoca.

Progettata sotto la supervisione dell’ingegnere Giulio Alfieri, aveva un telaio completamente nuovo rispetto alla Ghibli, con scocca portante d’acciaio, mentre al posteriore c’è forse la novità principale della nuova GT del Tridente: l’adozione delle sospensioni a ruote indipendenti su entrambi gli assi, con la particolarità di doppi gruppi molle-ammortizzatori.

Per quanto riguarda il motore, la Khamsin, è equipaggiata da un V8 bialbero da 4,9 litri a carter secco che eroga 320 cavalli a 5.500 giri/min.; ed era montato anteriormente ma era stato arretrato, dietro l’assale anteriore, per garantire una più ottimale distribuzione dei pesi.

Per la trasmissione, posizionata al posteriore, c’era la possibilità di scegliere tra il classico cambio sportivo ZF a cinque marcie ed un Borg-Warner automatico a tre rapporti con un’impostazione più turistica. Inoltre era dotta di un valido impianto frenate che prevedeva dischi ventilati su tutte le ruote.

Le prestazioni, assicurate dalla meccanica, facevano raggiungere la notevole velocità di 2750 km/h ed accelerare da 0-100 in 7.3 secondi.

Altra caratteristica era la presenza di un circuito idraulico, di derivazione Citroen, che assolve svariate funzioni quali la servoassistenza dei freni e l’azionamento della frizione, nonché il movimento dei fanali a scomparsa e la regolazione del sedile lato guida.

Per quanto riguarda gli interni la Maserati, considerandola la sua ammiraglia sportiva, la dotò di tutti i migliori dispositivi dell’epoca avvolti in una lussuosa pelle pregiata, come da tradizione della casa.

Nel 1976 riceve un leggerissimo restyling che introduce una nuova griglia sul cofano motore ed un nuovo volante, e poco altro.

Fu sicuramente un modello importante per la Maserati ed è ancora oggi un bel classico esempio di granturismo all’italiana, anche se poco conosciuta anche per l’esiguo numero di esemplari prodotti: circa 435 vetture fino al 1982.

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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