Jaguar E-Type Lightweight (ri-edizione 2014).

Jaguar E-Type Lightweight (ri-edizione 2014).

La Jaguar, attraverso la sua nuova divisione Heritage, facente parte del settore operazioni speciali della casa madre, riedita la mitica E-Type Lightweight.

Meglio sarebbe dire che finisce la produzione della versione alleggerita con gli ultime 6 esemplari, che non furono ultimati nel 1963.

La Jaguar E-Type, è macchina, secondo me, affascinate e di un’eleganza ineguagliata negli anni, come riconosciuto anche da Enzo Ferrari, che la considerava la più bella automobile costruita.

La macchina sarà costruita rispettando le tecniche di produzione dell’epoca ed i numeri di telaio continueranno la numerazione originale per arrivare all’esemplare numero 18, come era stato previsto già cinquant’anni fa: nel 1963.

Le nuove E-Type saranno costruite sulle esatte specifiche delle vetture originali, permettendo così di poter partecipare alle competizioni per auto storiche, per chi ne riuscisse ad entrare in possesso ad un prezzo, si mormora, di 1,25 milioni di euro per ciascun esemplare.

Motorizzata con il classico 6 cilindri in linea da 3,8 litri con monoblocco in alluminio, ripreso dalla D-Type, assicura una potenza di 340 cavalli; avrà la lubrificazione a carter secco e la trasmissione con un cambio manuale a 4 rapporti. Scocca in alluminio, sospensioni anteriori a braccio oscillante e di quadrilateri al posteriore, cerchi da 15 pollici, volante in legno e avviamento a pulsante… tutto come allora.

La Jaguar E-Type Lightweight era la versione nata per le corse e soprattutto per contrastare lo strapotere dell’iconica Ferrari 250 GTO.

Ma facciamo un passo indietro nel tempo.

La storia della Jaguar “peso piuma” inizia, come spesso accadeva, per l’interessamento di un privato e non per una precisa volontà della casa madre, che all’epoca, nei primi anni sessanta, non si era ancora interessata a mettere in cantiere una versione più spinta del modello base (che già filava a circa 250 km/ora). Il privato in questione era Jhon Coombs, già noto ai più per aver preparato e portato in gara la MKII da 3,8 litri, aveva elaborato una versione roadster, telaio n. 850006, e la schierò in alcune gare nel 1962 ma, dopo un brutto incidente a Goodwood pilotata da Roy Salvadori, venne riportata in fabbrica per essere sistemata a dovere.

Fu affidata direttamente al reparto corse della Casa di Coventry, all’epoca diretto da Peter Wilson.

Proprio Mister Wilson, riporterà in varie occasioni un curioso aneddoto che va ad incrociare la storia della E-Type con la Ferrari 250 GTO: all’epoca la macchina da battere.

Jhon Coombs, come riferirà in seguito lo stesso Wilson,  per spingere i tecnici del reparto corse della casa inglese, affidò  loro proprio un 250 GTO di sua proprietà, per studiarla e per carpirne i segreti.

Malauguratamente i tecnici inglesi, dopo circa un mese, ricevettero la visita a sorpresa di Coombs, il quale voleva sincerarsi delle condizioni dei lavori sulla sua E-Type e vedere la sua Ferrari. Fu un vero disastro! La Ferrari era completamente smontata e addirittura ne avevano smontato il motore ed anche il cambio per studiarla al meglio. Coombs perse completamente le staffe e iniziò a dar di matto. Solamente dopo parecchi minuti e svariate promesse, Wilson e Heynes (Ingegnere capo del reparto corse Jaguar) riuscirono a calmare Mister Coombs. Forse proprio da una di quelle promesse potè nascere la Lightweight che tutti oggi conosciamo.

Sicuramente era stato un bel caso di spionaggio industriale.

La Jaguar di Coombs venne pesantemente trasformata: si cercò di ridurre il peso di circa 200kg. La preparazione sportiva prevedeva di sostituire tutto il possibile con l’alluminio: furono cambiate porte e cofani e si arrivò a fondere anche il blocco motore in alluminio, precedentemente era in ghisa. E, inoltre, si adottò la testata del motore della D-Type per ottenere circa 344 cavalli per 3,8 litri di cilindrata. Il rapporto peso-potenza raggiungeva circa i 91 cavalli litro: un bel risultato per l’epoca. La nostra E-Type però soffriva di affidabilità, il sostituire il materiale del basamento costò a quasi tutti i privati grossi problemi di affidabilità: era un miracolo se si finiva una corsa.

La E-Type di Coombs si può considerare come la prima Lightwweight della Jaguar, che infatti, dopo quella esperienza, decise di produrne un numero limitato di circa 18 esemplari ma, in realtà, la produzione si fermò a dodici vetture.

Ecco che oggi la Jaguar riprende la produzione della “nuova” Lightwweight proprio da quei sei modelli mancanti.

Bentornata Jaguar E-Type!

 

Foto: fonte Jaguar Cars

 

www.jaguar.com

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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