Marino automobili di Padova.

Marino automobili di Padova.

Luigi Marino è l’artefice della nascita di una casa automobilistica di origini padovane e durata appena pochi anni sul mercato.

Siamo agli inizi del 900 e nel capoluogo patavino e dintorni il fervore per il nuovo mezzo meccanico è veramente moto sentito, simo negli anni e nei luoghi del primo veicolo a motore, la moderna automobile, di Enrico Berardi.

La passione per la meccanica e per i motori porta, siamo nel 1910, Luigi Marino a trasferirsi a Milano dalla natia Padova per andare a lavorare presso la società automobilistica De Vecchi.

Nell’azienda milanese Luigi Marino lavora con profitto presso il reparto motori e grazie alle sue conoscenze tecniche contribuisce alla realizzazione delle 50 hp che partecipano alla Targa Florio con ottimi risultati: terza e sesta nel 1913 e addirittura seconda nell’edizione dell’anno seguente.

Forte di questa esperienza, alla fine della Prima Guerra mondiale, Marino decide di tornare nella naia Padova dove, insieme al fratello Alberto, allestisce una piccola officina denominata GarageAuto che in breve tempo diventa un punto di riferimento per gli sportivi.

Entrambi i fratelli Marino, Luigi ed Alberto, lavorano alla progettazione di un nuovo motore, un quattro cilindri in a testa fissa di 1485 centimetri cubi con valvole in testa a V, che nel 1923 viene montato su un leggero e robusto telaio sempre di loro produzione, anche se presumibilmente si trattava di un telaio preso a prestito e modificato allo scopo.

Alla Coppa del Garda del 1922, con al volante il Fratello Alberto, esordisce in una competizione questa vettura marchiata Marino.

Questo momento e questo modello sancisce ufficialmente la nascita del marchio automobilistico Marino.

L’anno successivo arriva il secondo modello equipaggiato con motore Cime, un quattro cilindri di 1098 cc, che grazie alle doti di leggerezza della vettura riesce a spingerla alla velocità superiori ai 90 chilometri orari.

Nel 1926 arriva la versione sport caratterizzata dall’aumento di potenza a 32 cavalli, seguita dal modello ancor più potente, gran sport, capace di raggiungere i 140 chilometri orari.

Anche la partecipazione alle corse porta buoni risultati e soltanto un presunto sabotaggio toglie di scena le due Marino al Gran Premio Vetturette del 1926 sul circuito di Monza che era la categoria precedente alle Gran Prix, le nonne della F1 di oggi.

In quell’adizione le vetture padovane erano sicuramente tra le favorite ma inspiegabilmente si dovettero ritirare dalla gara per problemi di carburazione nei primi dieci giri, sia la vettura n. 24 guidata da Augusto Trevisan che la numero 21 guidata direttamente da Alberto Marino. Quando il meconico smontò i carburatori li trovò pieni di zucchero, che qualche losco avversario aveva versato nel serbatoio di benzina di nascosto la notte prima della partenza.

Più volte lo stesso Luigi Marino, ed anche il fratello Alberto, è impegnato nelle competizioni sportive alla guida delle proprie vetture riportando lusinghieri risultati, ma quello del 3 settembre sul circuito di Monza rimane forse il punto piu fulgido della carriera sportiva delle auto Marino, e anche se avevano segnato il record della pista che valse la pole position alla media di 139,2 km\h, portò alla fine prematura della gara.

Fra il 1925 e il 1928 le Marino iniziano a farsi conoscere sempre più e portando la produzione circa 60 veicoli in totale, che visti i tempi , è sicuro come un buon successo commerciale. Venivano offerte in varie versioni e con denominazioni Tipo Normale, Tipo Spinto e Tipo Gran Sport addirittura con compressore, sembra che ne siano state realizzate solamente 2 o 3 esemplari di quest’ultime.

Nel 1927 però la Casa è colpita dalle prime avvisaglie di una crisi finanziaria da cui non riesce a risollevarsi costringendo di fatto il marchio a uscire definitivamente di scena nel 1928.

 

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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