Una Ferrari F40 scoperta? Impensabile ma si, esiste!

Una Ferrari F40 scoperta? Impensabile ma si, esiste!

Girovagando sulla rete, in questi giorni di lavoro casalingo, mi sono imbattuto in una macchina di cui non conoscevo l’esistenza.

Tutti noi conoscono la Ferrari F40 ovvero l’idea su quattro ruote di festeggiare i 40 anni di vita della Ferrari con un’auto particolarmente sportiva che incarnasse lo spirito più puro dei bolidi nati a Maranello, questo è la genesi del progetto F40.

Viene realizzata un’auto che ha molti richiami ad una vettura da Formula 1, categoria in cui la Ferrari ha partecipato fin dagli albori, ma adattata all’uso stradale, e perciò a Maranello si prende quanto di meglio ci sia e si decide di partire da una base altrettanto mitologica, anzi meglio da una sigla…. GTO!

Si la base da cui nacque la berlinetta dei 40 anni era la 288 GTO!

Lo scopo era quello di creare una Ferrari che doveva dare la supremazia prestazionale al cavallino nel mercato mondiale ma anche incarnare lo spirito delle creazioni Ferrari. Ci riuscirono ampiamente, sia per i primati velocistici noti, sia per comportamento stradale, anche se il possibile sviluppo corsaiolo non era per niente nascosto…. Tornare nelle competizioni a ruote coperte era un sogno che faceva rizzare i capelli agli appassionati.

La F40 fu presentata in anteprima alla stampa presso il centro civico di Maranello, il 21 luglio 1987, da Enzo Ferrari, Leonardo Fioravanti e Nicola Materazzi. Nel successivo mese di settembre venne esposta al pubblico durante il salone dell’automobile di Francoforte.

Tutti ormai conoscono le caratteristiche di questa icona a quattro ruote ma non tutti sanno una curiosità, ovvero quante ne furono costruite?

Il numero di esemplari pianificati inizialmente dovevano essere solamente 400, ma viste le richieste pressanti di tanti clienti venne aumentato fino al limite invalicabile di 1.000 esemplari.

Proprio nel momento in cui il valore dell’auto era all’apice però, con scambi di auto al triplo del suo valore iniziale, la vettura ottenne l’omologazione negli Stati Uniti, fino ad allora negata a causa delle caratteristiche estreme della macchina.

La Ferrari dovette quindi rispettare il contratto con l’importatore statunitense che obbligava la casa di Maranello a destinare il 22% della produzione di ogni modello al mercato americano. La produzione venne quindi estesa fino a portare il numero totale di F40 prodotte a 1.337 esemplari.

Ma torniamo alla unica Ferrari F40 scoperta.

Esemplare unico o come si direbbe oggi one-off, due parole che fanno, da sempre, sognare gli appassionati. Che la si voglia chiamare one-off oppure esemplare unico fa comunque brillare gli occhi.

Di one-off Ferrari, visto che di questo si tratta, ne abbiamo viste tante. Nella storia di Maranello come non ricordare la “365 P Berlinetta Speciale”, del 1967, con il sedile di guida centrale realizzata espressamente per Gianni Agnelli, ma dagli anni ’80 arriva invece la storia della F40 LM Barchetta, un nome che è tutto un programma.

Già possedere una F40, modello da cui derivano tutte le LM ovvero le versioni corsaiolo realizzate con il contributo fondamentale dell’atelier padovano di Michelotto, compresa la Barchetta, è un’impresa.

Eppure un certo Jean Blaton, fortunato nonché ricco collezionista, può dire di…aver fatto l’impresa.

Principali differenze con la F40? L’assenza del tetto, qualche centinaio di cavalli in più infatti sotto il cofano trova spazio un V8 bi-turbo da 750 cavalli, contro i 478 originali, e un rapporto peso potenza inferiore a 1 CV/Kg, e un roll-bar di sicurezza per soprassedere alla sicurezza per girare in pista.

Chi frequenta i circuiti, soprattutto all’estero, l’avrà vista sfrecciare a 370 km/h, una velocità folle considerata l’assenza del tetto.

Facciamo però un passo indietro. Negli anni ’80 possedere una F40 significava possedere un tesoro.

Fu Michelotto, da sempre concessionario padovano di Ferrari, a occuparsi della creazione delle LM, affidata alle sapienti doti di collaudatore del mitico Dario Benuzzi e destinate, su pressione di Ferrari France, a partecipare alla classica 24 Ore di Le Mans, cosa che poi avvenne nei primi anni ’90.

Sempre Michelotto si occupò di portare la potenza a 720 CV, ma c’era ancora margine di miglioramento…

Nel 1989, intanto, una Ferrari F40 LM debuttava in America nel campionato IMSA nella categoria GTO (ulteriore ricorso storico che emoziona gli amanti della storia automobilistica), al suo debutto ufficiale dietro al volante un certo Jean Alesi, uno dei piloti Ferrari più amati anche se non tra i più vincenti, giungendo terza nella gara disputato sul circuito di Laguna Seca.

Altri risultati arrivarono tra il 1989 e il 1990 e, proprio in quell’anno, ecco apparire il nome di Jean Blaton, gentlemen driver belga, classe 1929, che correva all’epoca sotto il nome di Jean Beurlys, e un passato fatto di alcune partecipazioni, quasi sempre su Ferrari, alla classicissima francese degli anni ’50 e ‘60.

Riuscito ad acquistare una rarissima F40 LM non si accontentò del suo aspetto dando vita a questa barchetta speciale. La Ferrari stessa, saputa della sua intenzione di snaturare un progetto agli occhi del mondo perfetto, chiese addirittura di rimuovere i loghi ufficiali dalla carrozzeria intentando una causa ma che poi non si concretizzò.

Nacque così la F40 LM Barchetta.

Tolto il tetto, le modifiche volute espressamente dal proprietario furono lo spostamento degli scarichi davanti alle ruote posteriori, e non più in mezzo al diffusore come sull’originale F40 LM, e furono aggiunte varie prese d’aria per alimentare il motore potenziato.

Il vetro di protezione fu in realtà ottenuto da un pezzo unico di policarbonato, mentre gli interni rimasero quelli di serie già marcatamente sportivi e adatti allo scopo pistaiolo.

Una curiosità riguarda il nome di questo F40 speciale unica nel suo genere: noi la chiamiamo F40 LM Barchetta ma all’estero è conosciuta anche con il nome di F40 Beurlys, in onore del nome da pilota di Blaton.

 

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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