Ferves Ranger derivata 500, chi ne ha una possiede un tesoro.

Ferves Ranger derivata 500, chi ne ha una possiede un tesoro.

Controllate bene se nel magazzino vicino a casa o nel fienile di campagna che è apparentemente abbandonato c’è un piccolo e bizzarro fuoristrada con motore posteriore della Fiat 500 degli Anni ’60. Quello della Ferves Ranger – il nome del mezzo in questione – è uno dei casi più eclatanti di rivalutazione di modelli d’epoca a dimostrazione che la febbre dei collezionisti per il Made in Italy ha raggiunto livelli inimmaginabili.

Valutata in Italia da 5 a 20mila euro a seconda dello stato di conservazione o di restauro, una 500 Ranger ha toccato nella recente asta di RM Sothebys a Monterey durante la settimana di Pebble Beach il livello record di assegnazione di 196mila dollari (117.500 euro) che rappresenta una ‘rivalutazione’ di circa il 650% rispetto al prezzo italiano.

Questo stesso esemplare era stato scambiato nel 2016 per 26mila dollari (23.530 euro) con un ‘rendimento’ di quasi il 450% Secondo alcuni esperti del settore a far decollare le offerte per questo piccolo off-road (telaio FVS 0387) costruito nel 1967 sarebbe stata la pubblicità fatta a questo lotto con il nome della società Ferrari Veicoli Speciali scritto per esteso anziché con la corretta contrazione Ferves, e lasciando il dubbio di una parentela di Carlo Ferrari (il fondatore e progettista) con l’omonima famiglia di Modena.

Per altri addetti ai lavori e analisti, che da tempo tengono sotto osservazione i modelli speciali e le fuoriserie realizzate su base Fiat 500 e Fiat 600, si tratta invece della conseguenza dell’interesse degli appassionati più danarosi per le ‘spiaggine’ italiane degli Anni ’60 e quindi anche per questa mini-torpedo assimilata a quel mondo di toy car e di beach car.

La Ferves Ranger veniva costruita a Torino nel piccolo stabilimento di Carlo Ferrari in via Mombasiglio, 99 (ora vi sorgono un condominio e un negozio di vestiti da sposa) e ha raggiunto nei 5 anni di produzione un totale di 600 unità di cui, secondo la Casa d’aste RM Sothebys, ne restano in circolazione nel mondo non più di 50 esemplari.

La meccanica derivava quasi integralmente da quella della 500, della 600, più elementi della 850 e dell’Autobianchi Primula. Il motore Fiat di 499 cc da 18 Cv era collocato posteriormente e ruote erano di piccolo diametro, con impronta larga come i mezzi agricoli. Sia la variante 4×2 che quella 4×4 avevano il cambio a quattro marce, più un ‘primino’ ridotto e un differenziale posteriore bloccabile manualmente.

A differenza di molte carrozzerie speciali dell’epoca, la Ranger utilizzava un proprio telaio in profilati di acciaio (anziché il pianale di serie della 500) ed era molto maneggevole grazie al passo accorciato a 1,33 metri per consentire una incredibile maneggevolezza anche nei sentieri di montagna. La carrozzeria, con una forma ispirata ai veicoli anfibi (ma non a tenuta completamente stagna) era realizzata in pannelli metallici rivettati con parabrezza abbattibile verso l’avanti – come le Jeep e le Land Rover militari – e poteva essere fornita con sovrapprezzo di capote in tela, sorretta da centine smontabili.

La trazione in questo esemplare del 1967 è posteriore dato che la variante 4×4 – con trazione integrale inseribile manualmente – venne introdotta solo nel 1968.

 

Fotografie dal catalogo di RM Sothebys.

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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