All’asta l’Isotta Fraschini di Rodolfo Valentino

All’asta l’Isotta Fraschini di Rodolfo Valentino

Rodolfo Valentino, o Rudolph visto che era naturalizzato americano, il più famoso rubacuori cinematografico del grande schermo, amava le belle automobili, in particolare Isotta Fraschini, la più grande macchina della sua Italia natale. 

L’ultimo esemplare che si regalò fu un roadster unico, ordinato tramite l’allrora concessionario Isotta Motors, distributore di New York, di Ugo d’Annunzio. 

Conosciuto per essere un proprietario molto pignolo in merito alle specifiche espresse per la costruzione delle sue macchine (all’epoca si poteva personalizzare quasi tutto di un automobile), lo stesso Valentino è stato personalmente coinvolto nel lavoro di progettazione della vettura, realizzato da LeBaron di New York City, con la costruzione effettiva della carrozzeria realizzata dalla Fleetwood Metal Body Company di New York City. 

Con i suoi lunghi parafanghi aperti svasati e le linee basse, accentuate dalle classiche proporzioni “lungo cofano / ponte corto”, è stata una vera e propria meritatissima icona di Hollywood.

La stranezza e che il famoso attore non ebbe mai la possibilità di guidare la sua macchina a causa delle complicazioni di un’ulcera perforata erroneamente diagnosticata che ne causarono la prematura scomparsa all’età di soli 31 anni.

Il suo roadster, ufficialmente denominato Tipo 8, è stato completato ed esposto al Salone dell’Auto di New York del 1926 presso il Commodore Hotel, quindi esposto nella vetrina di Isotta Motors, per essere ammirato dalle folle di fan adoranti e in lutto. 

L’Isotta rimase intatta quando qualcuno pagò il conto e consegnò l’auto a Peggy Hopkins Joyce, un’americana nota per i suoi affari e matrimoni altamente redditizi: il suo nome completo fu alla fine Peggy Upton Archer Hopkins Joyce Morner Easton Meyer. 

Quale dei suoi parenti dotati Joyce l’Isotta è oggetto di dibattito; in varie occasioni si affermava che si trattava di John T. Locke o persino di Walter P. Chrysler. Ne è stata citata in diversi articoli di giornale di New York del periodo, con l’Isotta sempre identificata come l’auto costruita per Valentino.

La successiva proprietà della roadster viene ripresa da George Waterman, il pioneristico collezionista del Rhode Island, che ne era il proprietario già nel 1945.

In seguito fu acquistato dall’ex dirigente della Texaco Howard Kizer, che, seguendo il restauro originale in blu acceso, lo esibì al CCCA eventi nel Midwest durante gli anni ’60. Kizer alla fine ha passato l’auto al famoso Seal Cove Auto Museum di Richard C. Paine, dove è stato esposto per quasi due decenni prima della sua vendita nel 1985 a Matt e Barbara Browning di Ogden, nello Utah.

Gli attuali proprietari acquisirono l’Isotta dalla collezione Browning nel 2001, e tramite la RM Auto Restauration la riportarono alle condizioni d’origine.

Il restauro è stato completato nel 2003 e sono seguiti numerosi riconoscimenti nazionali, tra cui il Best of Show al Meadow Brook, Greenwich, Lehigh e il Concours d’Elegance di Saint Michaels; l’Indianapolis Motor Speedway Celebration of Automobiles; l’eleganza a Hershey; e il Concours d’Elegance del Texas, nonché Best in Class al Concours d’Elegance di Pebble Beach.

L’ Isotta Fraschini di Rudolph Valentino è sicuramente un pezzo di storia automobilistica, una scultura in movimento, infatti è riduttivo definirla semplicemente automobile anche e soprattutto perché è un’icona dell’alta società degli anni ’20, come l’uomo che la commissionò.

Questo gioiello automobilistico andrà all’asta organizzata da RM Shoteby’s a Monterey il prossimo 24 agosto.

 

Fonte e fotografie della casa d’aste.

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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