Abarth 850 TC, compie 60 anni la piccola che vinceva le gare.
Con la 600 del 1955 e con la Nuova 500, presentata due anni più tardi, Fiat accompagnò la motorizzazione del Paese nel dopoguerra.
Nel periodo a seguire, grazie alle migliorate condizioni economiche, gli italiani riscoprirono anche la voglia di ‘correre’ e di distinguersi con modelli di nicchia, un trend subito percepito e cavalcato dalla Casa torinese con il lancio nel 1957 della splendida Fiat 1200 Spider e nel 1959 della Fiat Nuova 500 Sport. Ed è naturalmente anche boom delle competizioni, in pista e su strada soprattutto in salita.
E mentre in Gran Bretagna John Cooper realizza nel 1961 la prima variante ‘pepata’ della Morris Mini, quella con motore 997 da 54 Cv, a Torino l’ex pilota e imprenditore del settore racing Carlo Abarth decide di passare dalla produzione ‘elitaria’ delle sue vetture da corsa ad un approccio più popolare, affiancando alla gamma prima della 500 e poi della Fiat 600 le sue versioni elaborate.
Nel 1961 Abarth crea la sua 850 TC, che introduce una importante novità organizzativa e industriale.
Nella sigla del nuovo modello 850 sta evidentemente a indicare la nuova cilindrata, mentre TC sta per ‘Turismo e Competizione’, a sottolineare questa nuova doppia anima della utilitaria torinese.
Come nelle precedenti Derivazione Abarth 750 su base Fiat 600 e Derivazione Abarth 850 su base Fiat 600 D degli Anni ’50, l’ex pilota di origine austriaca parte dalla meccanica di serie intervenendo su esemplari già completi e poi smontati per le modifiche.
Grazie ad un accordo con Fiat – siglato appunto 60 anni fa – l’officina di Corso Marche 38 a Torino riceveva delle 600 D semi-assemblate, in modo di velocizzare i tempi di costruzione e abbassare notevolmente i costi. Come riportano i periodici specializzati del tempo, la nuova Abarth 850 TC viene proposta a 850mila lire, contro le 990mila della Derivazione 750 e le 885mila della Derivazione 850.
A livello di motore il punto di partenza è sempre il 4 cilindri in linea di 767 cc della Fiat 600 D: aumentando l’alesaggio a 62,5 mm e la corsa a 69 mm, i tecnici dell’Abarth ne incrementano la cilindrata fino a 847 cc. Vengono cambiati anche i pistoni e il rapporto di compressione (che sale a 9,2:1) e, grazie all’adozione di un nuovo asse a camme più spinto, di un carburatore Solex da 32, di un nuovo filtro dell’aria, di un diverso albero motore e naturalmente di uno scarico adeguato all’impiego sportivo, riesce a portare la potenza a 52 Cv a 5800 giri, quasi il doppio rispetto ai 29 delle 600 D di serie.
La vettura così trasformata arriva a raggiungere i 140 km/h, e si rende necessario intervenire sull’impianto frenante nel quale i dischi Girling prendono il posto dei tamburi alle ruote anteriori. E di risolvere, soprattutto, il problema del surriscaldamento del motore originale della 600 D che avendo il radiatore dell’acqua posto accanto al motore nel vano posteriore non ‘raffredda’ abbastanza perché l’azione della ventola fissa non è accompagnata da un adeguato flusso d’aria.
Abarth modifica la coppa dell’olio, che viene maggiorata, e inserisce nel circuito di lubrificazione un radiatore dell’olio, spostato (dopo una fase iniziale) sotto al paraurti anteriore.
Tra le altre novità della 850 TC anche l’assetto ribassato – ottenuto montando all’avantreno una balestra con occhielli rovesciati e al retro treno molle più corte – e la presenza di un riduttore di pressione per equilibrare la frenata a tutte le velocità.
Esternamente, la 850 TC era riconoscibile dallo scudetto frontale con lo Scorpione e i ‘baffi’ più lunghi, da un fregio a coda di rondine sul cofano anteriore, dagli gli stemmi con fulmine tricolore sui parafanghi, dai cerchi Fergat in lamiera dotati però di finestrelle di aerazione con risvolto esterno oppure – come optional – dai cerchi in lega Amadori & Campagnolo da 12 pollici.
Caratteristico anche l’abitacolo, con volante a tre razze in alluminio con corona nera o di legno, cruscotto Jaeger con tre elementi circolari e, sulla plancia dinanzi al passeggero, la scritta 850 TC ed un piccolo stemma. Grazie al vantaggioso rapporto tra peso (610 kg) e potenza (appunto 52 Cv) e all’ottimo assetto sportivo, la 850 TC diventa subito un fenomeno nelle competizioni.
L’apoteosi arriva già nel settembre del 1961 alla celebre ‘tripletta’ nella massacrante 500 km del Nurburgring, dove i piloti Furtmayr, Foitek e Mc Cowen portano l’Abarth sui tre gradini del podio.
Il successo è tale che già nel novembre dello stesso anno la Casa di corso Marche decide di presentare una versione potenziata denominata ‘Nurburgring’ con motore portato a 55 Cv ed altre modifiche, il tutto per un prezzo di 900mila lire.
La 850 TC Nurburgring si poneva a metà della gamma, sopra la ‘base’ e sotto alla la 850 TC/SS che disponeva di una potenza di 57 Cv.
Quest’ultima versione uscì di produzione alla fine del 1962 quando venne rimpiazzata dalla 850 TC Corsa che – grazie alla nuova omologazione per la categoria turismo – proponeva una scocca rinforzata, un assetto ulteriormente ribassato, quattro freni a disco, pompa benzina elettrica, radiatore anteriore e la celebre marmitta da corsa T81.
Fonte Ansa, fotografie Stellantis Heritage, che ringrazio.
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