L’avventura automobilistica dei fratelli Bucciali.

L’avventura automobilistica dei fratelli Bucciali.

Sono i fratelli Paul Albert (Alberto) e Angelo Bucciali a fondare in Francia l’azienda automobilistica che porta il loro stesso nome.

Figli del noto compositore musicale Joseph iniziano a muovere i loro primi passi industriali nel mondo della musica costruendo pianoforti ma ben presto verranno attratti dal mondo dei motori che in quei primi anni del novecento affascina i più e promette un sogno automobilistico per tutti.

Il marchio automobilistico fondato dai fratelli italo–francesi nei primi anni venti è talmente esclusivo, da creare ben presto un mercato di nicchia per auto di lusso.

Basse e ultra profilate – non si sono mai visti parabrezza così sottili – le Bucciali sono destinate ad una clientela esigente, anche in considerazione della cilindrata elevata e della lunghezza vicino ai sei metri.

La storia inizia con più modestia, quando nel 1922 i fratelli Bucciali costruiscono il BUC, un quadriciclo mosso da un motore due cilindri a due tempi di 1340 centimetri cubi. Da qui si deve arrivare al 1925 per scoprire un evoluzione: un 1.6 litri, di origine SCAP (una piccola fabbrica di motori di Parigi), disponibile in versione aspirata Tourisme e sovralimentata Quadra Special, in alternativa viene già offerto un sei cilindri di 1500 cc.

Ma l’idea e la voglia di costruire qualcosa di più grande cominciano a fasi strada. Già nel 1928, infatti la scelta dei motori si allarga ad un 6 cilindri e ad un 8, entrambi in linea, che equipaggiano modelli a trazione anteriore e con cambio automatico, caratteristiche tecniche che destano un certo effetto e stupore sui futuri acquirenti.

Presentate al Salone di Parigi nell’ottobre di quell’anno anche se un forma statica e portando in pedana il solo telaio nudo la TAV 6 e la TAV 8 sono senza ombra di dubbio una delle primizie di quella esposizione automobilistica.

La TAV (TAV stà per l’acronimo di TRactioin Avant), prende ispirazione dall’americana Miller, una vettura da corsa del 1924, in anticipo di alcuni anni sulla più famosa berlina di casa Citroen che si chiamò per l’appunto Tracion Avant.

Disegnata a Parigi dal carrozziere franco-russo Saoutchik, la TAV 8 è realizzata, come tutte le Bucciali, con telaio in acciaio e carrozzeria in legno, con lunghi parafanghi che accompagnano il cofano di dimensioni imponenti.

Sotto il cofano gira un motore americano Continental a 8 cilindri in linea. Ma i fratelli Bucciali continuano a voler fare le cose in grande. Crescono ancora dunque, fino a quando nel 193° arriva un sedici cilindri a V (frutto dell’abbinamento di due 8 cilindri), sempre a trazione anteriore. L’ultimo prototipo adotta, invece, soltanto un 12 cilindri, preso a prestito dalla Voison. Non bastano però i motori potenti, la TAV 16 del 1930 è lunga 498 centimetri, larga 178 e ha un passo di 373, monta un V16 di 7812centimetri cubici con 32 valvole, nato da due 8 cilindri Continental ed eroga 170 cavalli a 3600 giri con 364 Nm di coppia a fare il successo dell’azienda, tanto che ben poche son le Bucciali vendute anche begli anni trenta.

Un’altra delle caratteristiche che contraddistingue le Bucciali è lo stemma della cicogna, presente su alcuni esemplari sia sul tappo del radiatore, anche se alcuni proprietari avevano, come usanza del tempo, la personalizzazione della suddetta mascotte, sia sulla fiancata esterna e sui pannelli porta interni.

Il richiamo alla cicogna, gli storici dell’auto, lo fanno risalire alla mascotte della squadriglia dell’aviazione in cui i fratelli Bucciali prestarono servizio durante la prima guerra mondiale ovvero lo squadrone aereonautico denominato Groupe des Cigognes appunto.

Mentre si conosce il numero esatto delle 12 cilindri in circolazione, infatti, sembra che in assoluto esistano ancora due esemplari di Bucciali a sedici cilindri in perfetto stato di conservazione, uno in Francia e l’altro negli Stati Uniti, ma forse ne esiste un terzo esemplare sopravvisto in Canada.

Eccentrici e innovativi, i due fratelli trovano persino un cliente con cui condividere l’avventura del loro 16 cilindri. Ne vendono una al banchiere Georges Roure, che la ordina in versione cabriolet: il primo motore non riesce tuttavia a funzionare regolarmente, per cui viene sostituito in occasione della partecipazione al Nice Councors d’Elegance.

Proprio raggiungendo Nizza, Route si rende conto di alcuni difetti che vanno eliminati: egli fa togliere la carrozzeria aperta, sostituendola con quella di una berlina a 4 porte, sempre disegnata da Saoutchik, che soddisfa sia Route sia i Buciali.

I pochi ordini ottenuti nel mondo e le ingenti spese sostenute per partecipare a tutti i saloni dell’auto dell’epoca segnano tuttavia la fine prematura dell’azienda nel 1933.

 

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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