Un “Cremino” alla Coppa Attilio Bettega 2021

Un “Cremino” alla Coppa Attilio Bettega 2021

Come fate a rendervi conto di non essere pronti per fare qualcosa di programmato da settimane? Come fate invece, una volta portato a termine l’impegno, a capire di esserne stati all’altezza o meno?

Cercherò di dare una risposta solo dopo avervi raccontato come io sia sceso dal mio Cremino e assieme a tre miei compagni di scuderia ci siamo affacciati per la prima volta alla regolarità a Media. E siccome ci piace fare le cose bene, abbiamo preso parte alla Coppa Attilio Bettega.

Lasciate che vi introduca prima la gara e poi gli altri pazzi che hanno condiviso con me questa esperienza.

La Coppa Attilio Bettega è una gara che dalle ceneri della Coppa Mario Dalla Favera riprende forma e ricalca il lungo percorso di 350 km che accompagna i concorrenti dalla partenza in centro a Bassano del Grappa (VI) fino all’arrivo quest’anno a Fiera di Primiero (TN) attraversando i più bei passi dolomitici in quella quieta atmosfera che solo le montagne innevate sanno regalare. Infatti la gara si svolge dal pomeriggio del Sabato alle prime ore di Domenica e ha visto i nostri due equipaggi consegnare la Tabella di Marcia attorno alle ore 01:20 del mattino.

I miei compagni di viaggio avevano già affrontato questa gara quando si presentava come regolarità classica, quindi benché si ricordassero le strade e gli elementi di contorno come il buio e le zone innevate di alcuni tratti, la disciplina della Media era per noi tutti sconosciuta. E i dubbi sulle tecniche, i calcoli, le velocità, i consumi e tutto il resto ci hanno tenuti col fiato sospeso fino a che l’orologio dei commissari non ha segnato l’orario de nostro CO 1 e siamo partiti.

Come si affronta una gara così lunga che prevede il mettere a dura prova la capacità di orientamento e concentrazione, oltre all’affidabilità del veicolo? Semplice, creando un gruppo Whatsapp tre mesi prima della gara. Abbiamo condiviso video, stampato documenti, scritto liste interminabili di cose da portarci via, preparato sacchi a pelo e thermos, ma fondamentalmente abbiamo fatto squadra. E cosa sono due equipaggi che vagano per i passi dolomitici come ne Le Corse Pazze senza una degna assistenza semi-ufficiale? Eh sì, perché oltre e noi ci hanno raggiunti tre individui poco raccomandabili che hanno sfrecciato lungo la Valsugana per assicurarci una tanica di the e un thermos di benzina. O il contrario, non ricordo bene.

Comunque dopo ore al volante vedere un volto amico che ti saluta, ti controlla il mezzo e ti manda a quel paese rende tutto più piacevole.

Ma veniamo alla parte tecnica. Alle ore 19:45 addì 19 Febbraio 2021 l’equipaggio Luca Mattiello – Luca Ceresoli e Luca De Stefani – Stefano Rosso si riuniscono nella hall dell’albergo che ci ospiterà per le successive due notti. Si ride, si scherza ma visto che la sveglia sarà alle ore 7:30 si va a letto tassativamente alle 23:00, massimo le 2:00.

La mattina successiva facciamo colazione con il rombo delle auto da corsa che escono dai garage sotto il nostro hotel, una sensazione magnifica per iniziare una giornata lunga ed impegnativa ma che terminerà con un’altra bella sensazione di cui vi narrerò più tardi.

Eseguite le verifiche sportive sfogliamo il corposo radar appena ricevuto per raggiungere le verifiche tecniche alla birreria Treni, luogo da dove partiremo per l’ultimo trasferimento prima della partenza ufficiale.

Partenza che avviene dal centro di Bassano del Grappa, sulla via perpendicolare all’ingresso del famoso Ponte degli Alpini, rispettivamente alle ore 14:58 e 14:59 per i nostri due equipaggi. Che la gara abbia inizio!

Ammetto che per l’emozione alla terza nota avevamo già sbagliato strada ma ci siamo ripresi subito. Arrivati alla prima Prova a Media il cuore batte, lo strumento GPS è pronto e timbrato il Controllo Orario partiamo per la prima avventura. La strada è umida e il motore sale di giri rapido, ovviamente rilasciano nell’abitacolo un piacevole (ma solo all’inizio) profumo di benzina. Terminiamo la prima prova incerti del risultato ma convinti di poter fare meglio. E così si susseguono le prove tra CO e PM sempre più impegnative, passando dal ghiaccio all’asfalto asciutto e viceversa.

Come accennavo all’inizio non eravamo soli a prendere parte a questo viaggio lungo e insidioso ma eravamo supportati da tre soci della Scuderia Motori Storici (tra cui il presidente in persona e mio padre, oltre a Giuliano). Ci avrebbero aspettato in tre punti strategici del percorso per garantire il pieno e una pulita ai vetri. Così è stato ad Arsiè, a Mezzano e Cencenighe, sempre presenti con il cartello personalizzato e la targa “Assistenza” ben visibile sull’auto. “Come va, tutto bene? Te ghe consumà poca benzina, ceera! (Hai consumato poca benzina, accellera perdiana)”. In una gara senza un riordino a metà evento e senza soste più lunghe di qualche minuto, una sgranchita alle gambe ci sta, soprattutto passate le 10 ore di abitacolo.

Tutto fila liscio fino alla PM 6 sul passo Gobbera. Ovviamente non può essere una gara con me presente senza un intoppo al veicolo. Già alcune avvisaglie dello spegnimento dei fari ci avevano fatto stare in guardia nei chilometri precedenti ma non eravamo preparati a quello che sarebbe successo.

Entriamo nei tornanti con decisione per non perdere la media guadagnata con impegno nel tratto precedente ma all’improvviso si spengono tutte le luci dell’auto. Di sera. In un passo delle Dolomiti. In gara. Fantastico. Partono i cazzotti al cruscotto alla vecchia maniera e per qualche tornante la tecnica sembra funzionare. Ma dopo l’ennesimo muro di neve davanti agli occhi alla riaccensione di fari ci fa ricordare che davanti a noi ci sono altre ore di guida e per quanto sia presente l’assistenza non è piacevole buttare una gara per un interruttore. Quindi procediamo cauti fino alla fine del tratto cronometrato e alla primo spiazzo (ovviamente ghiacciato) pestiamo sui freni e prendiamo in mano fascette e attrezzi.

Parte la ricerca al problema e dopo esserci confrontati (in maniera non del tutto pacata) con il noleggiatore ci concentriamo sull’interruttore delle luci. Cerchiamo di smontarlo e notiamo che lo zoccolo di plastica dove sono alloggiati i contatti si sta per staccare. O meglio, si stacca e cade dietro il cruscotto. Scomodando l’arca di Noè lo riprendiamo e cerchiamo di fissarlo al meglio con le fascette. Nel mentre ben quattro equipaggi si fermano per sincerarsi delle nostre condizioni e cercare di darci aiuto ma li congediamo tutti, grati ma comunque incerti che saremmo riusciti a ripartire. Finalmente la luna gira dalla nostra e troviamo il modo di fissarlo, rimonto in auto, prendo in mano il roadbook e ripartiamo a tutta velocità verso il controllo orario. Ovviamente sforiamo di 10 minuti ma troviamo gli equipaggi che si erano fermati per aiutare e ci lasciano passare. Comincia così la rimonta, cercando di viaggiare correttamente a media nonostante le nostre paure rimanessero ancora nell’aria dell’abitacolo.

Nelle successive prove lasciamo passare i più veloci concorrenti che ricambiano dandoci spazio al CO successivo fino all’ultima prova. Siamo stanchi, ci bruciano gli occhi e abbiamo ancora 100 km tra prove e trasferimento. C’è ghiaccio, c’è traffico e c’è il mio stomaco che si ribella. Nonostante ciò non sbagliamo e arriviamo alle ore 01:20 a consegnare la tabella di marcia e decretare la fine della nostra prima, lunga ma bellissima Coppa Attilio Bettega.

Vi raccontavo prima di una sensazione. Beh al ritorno verso l’hotel per non soffrire ulteriormente ho chiesto al pilota se conosceva la strada per il ritorno così da poter dormire un pochino. Rassicurandomi con un “Tranquio, da qui sempre dritti” ingrana la prima ed io appoggio la testa al finestrino e chiudendo gli occhi ascolto il frullare del motore che a velocità costante ci accompagna verso l’hotel. Ecco quella era una sensazione di sicurezza, di pace dei sensi.

Arriviamo all’hotel e una volta parcheggiati in nostri destrieri nelle stalle, prendiamo le borse che sanno da benzina e saliamo in camera.

Così si chiude la nostra avventura nel “Montecarlo delle Dolomiti” come viene chiamato da molti, felici ma amareggiati per il ritardo al CO, con la speranza di farlo da pilota l’anno prossimo con il Cremino, lo stesso modello di auto che ha vinto quest’anno.

Infine, vorrei dare una mia risposta alle due domande che vi ho fatto nell’introduzione.

Non ci sente pronti quando si pensa già al dopo. Quando si pensa “Ma che risultato farò. Che figura faremo”. E si capisce di essere stati all’altezza dell’impegno quando non si pensa se si è fatto abbastanza ma se ci si è divertiti e se abbiamo conosciuto persone o imparato cose nuove.

 

 

Stefano Rosso per la Scuderia Motori Storici.

 

 

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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