Una rara Alfa Romeo 6C 2500 Sport Berlinetta del 1944 all’asta da Finarte.

Una rara Alfa Romeo 6C 2500 Sport Berlinetta del 1944 all’asta da Finarte.

Ad ottobre p.v. andrà all’asta una singolare Alfa Romeo: una 6C Sport con carrozzeria Turinga con numero di telaio no. 915207.

Una di sole tre auto sopravvissute con questo eccezionale design “Turinga” ad opera della Carrozzeria Touring e stata per quasi 50 anni proprietà di Uno Ranch, famoso imprenditore e aviatore svedese.

La storia di questo gioiello di Arese è storia nota e dettagliata: una delle primissime auto a raggiungere la Svezia dall’Italia, dopo la seconda guerra mondiale, 3 soli proprietari e pochi km percorsi.

Restauro da concorso, nel rispetto del mantenimento del perfetto equilibrio tra originalità e restauro che nella stragrande maggioranza delle parti ha mirato alla salvaguardia dell’originalità. Ultima nota è interessante anche perché è eleggibile Mille Miglia ed ai principali Concorsi d’eleganza.

Una nota negativa comunque a ben guardare c’è: è stimata dalla casa d’aste Finarte tra il milione e 1,3 milioni di Euro.

La storia del modello.

L’epopea Alfa Romeo coincide, in sostanza, con quella dell’automobile stessa. L’Alfa Romeo 6C si distingue tra i modelli più rappresentativi, tra le auto degli inizi e quelle moderne del dopoguerra, tra auto da corsa e da turismo. Il lungo percorso dell’Alfa Romeo 6C durò quasi 25 anni, trasportando l’Alfa Romeo dagli anni ’20 agli anni ’50. La storia inizia nei primi anni 20, quando Vittorio Jano ricevette l’incarico di creare un veicolo leggero e ad alte prestazioni per sostituire i modelli RL e RM. L’Alfa Romeo 6C fu non soltanto un modello, ma una intera gamma di auto stradali, da corsa e sportive prodotte tra il 1927 e il 1954.

Il nome “6C” si riferiva al motore sei cilindri in linea della vettura. Le carrozzerie vennero realizzate da carrozzieri come Castagna, James Young, Pinin Farina, Touring e Zagato. Dal 1933 fu disponibile anche una carrozzeria Alfa Romeo. L’auto fu presentata nell’aprile 1925 al Salone dell’Automobile di Milano come 6C 1500, in quanto la formula da 2 litri che portò l’Alfa Romeo a vincere il Campionato Mondiale dell’Automobile nel 1925, era stata trasformata in 1,5 litri per la stagione 1926.

La produzione iniziò nel 1927, con la vettura P2 da Gran Premio come base. La più potente 6C 1750 fu presentata nel 1929 a Roma. Fu prodotta in sei serie tra il 1929 e il 1933. La 1750 si guadagnò rapidamente una reputazione di vincente. Nel 1933 fu introdotta la nuova versione 6C 1900. Le potenti 8C 2300 erano rimaste destinate alle gare e, per soddisfare la richiesta del mercato di un’auto ad alte prestazioni ma con un prezzo più basso, Alfa Romeo introdusse, al Salone dell’Auto di Milano nel 1934, la 6C 2300. Alla 24 Ore di Pescara di quell’anno tre vetture 6C 2300 Gran Turismo carrozzate Carrozzeria Touring vinsero i primi tre posti e fu così che, dopo la gara, l’Alfa Romeo iniziò a vendere il modello con il nome “Pescara”.

Una vera e propria rivoluzione fu l’avvento della 6C 2300 B che introdusse un telaio con quattro ruote indipendenti.

 L’auto fu protagonista assoluta della storia della Mille Miglia dal 1935 al 1938: i vari modelli parteciparono con veri e propri squadroni, guidate dai più valenti piloti dell’epoca.L’Alfa Romeo 6C 2300 fu sostituita dalla 6C 2500, ultima versione della serie prima della seconda guerra mondiale; massima espressione e canto del cigno delle vetture 6C. Ripresa la produzione, nel primo dopoguerra, molte furono le versioni speciali, esposte ai concorsi d’eleganza e ancora importante fu la partecipazione alle corse. Lo sviluppo del motore 6C, iniziato nel 1925, terminò con la definitiva cilindrata di 2,5 litri, la cui produzione si protrasse fino al 1953, mantenendo ben chiare le linee di fondo tracciate da Vittorio Jano.

La presentazione della versione berlina avvenne al Salone dell’Automobile di Berlino, del 1939, seguita dalla versione a passo lungo, destinata a funzioni di rappresentanza.

Nel 1942 si introdusse una profonda trasformazione del telaio, irrigidito da una traversa centrale a crociera. La versione 6C 2500 Sport, presentata anch’essa a Berlino nel 1939, montava un motore derivato da quello della 6C 2300 B Mille Miglia; la maggiorazione della cilindrata era stata ottenuta aumentando l’alesaggio di 2 mm. Stesso carburatore Weber 36 DCR del modello Turismo ma con diverse specifiche. Pneumatici 5.50×18 montati su ruote a raggi. Nel 1941, tuttavia, non si costruì alcun esemplare del modello Sport: la produzione di materiale bellico ebbe il sopravvento.

Nel 1942 anche la versione Sport fu sottoposta alla stessa profonda modifica del telaio del modello Turismo; la modifica ebbe inizio con il telaio no. 915119. Pochi furono gli esemplari costruiti nel corso del 1943 e nel 1944 a causa delle vicende belliche. Con la ripresa post-bellica, molti autotelai furono forniti ai carrozzieri esterni per l’allestimento di vetture fuoriserie. Pinin Farina e Touring si aggiudicarono la maggior parte delle commesse, seguiti da Stabilimenti Farina, Ghia e Boneschi; Monviso, Castagna, i successori di Balbo e lo svizzero Graber allestirono soltanto una vettura ciascuno.

Da una costola della 6C 2500 Sport, nacque la famosa versione Super Sport: una profonda elaborazione in chiave sportiva, con telaio accorciato e tre carburatori al posto del singolo doppio corpo.

L’ultimo esemplare del modello 6C 2500 Sport venne allestito nel 1950. La 2500 fu l’ultima versione della serie 6C e fu sostituita dall’Alfa Romeo 1900.

La storia di questo esemplare.

L’Alfa Romeo 6C 2500 Sport, con telaio no. 915207 e carrozzeria no. 2857, è uno dei pochissimi esemplari (18 in tutto, secondo Luigi Fusi; di queste, 9 erano Sport Berlinetta) costruiti nel 1944, un momento davvero particolare e difficile: in pieno svolgimento della II guerra mondiale, quando la maggior parte della produzione, quando ancora era possibile, nonostante i bombardamenti, era rivolta alle esigenze belliche. Fu costruita con carrozzeria Berlinetta (4 posti), dalla cosiddetta Carrozzeria “Turinga”, con il famoso e innovativo sistema Superleggera.

Il metodo Superleggera fu introdotto dalla Carrozzeria Touring nel 1936. La tecnica (mutuata dalla costruzione di aeroplani) prevedeva una scocca in sottili (ma resistenti) tubi d’acciaio alla quale sono applicati i pannelli in alluminio della carrozzeria. Telaio e scocca, inoltre, erano tutt’uno, anticipando di parecchi anni l’avvento della scocca portante.

La Carrozzeria Touring che, insieme a Pinin Farina e con lungo distacco sugli altri carrozzieri, allestì la maggior parte di 6C 2500, fu artefice delle massime espressioni su quel telaio. Le creazioni di Touring furono le preferite da una clientela esclusiva e si guadagnarono ripetuti successi ai concorsi d’eleganza, così come grandi risultati nelle competizioni. In breve, la Carrozzeria Touring era, per il modello 6C 2500, il riferimento.

Il telaio n. 915207, con la sua particolare linea dinamica ed imperativa, è a metà della strada che porta Touring dai modelli anteguerra, ai fasti della “Villa d’Este”, dopo la guerra.

A proposito del nome “Turinga”: quando le relazioni tra l’Italia fascista e il resto dell’Europa iniziarono a diventare ostili, Mussolini introdusse una legge non scritta per evitare l’uso di parole straniere, così “Inter” (squadra internazionale di calcio – squadra di calcio di Milano) divenne “Ambrosiana” (Sant’Ambrogio è il patrono di Milano), “Cognac” divenne “Acquarzente” (acqua che brucia), “Basket” divenne “pallacanestro” e, per “italianizzare” il loro marchio, “Touring” divenne “Turinga”.

Comunque, un numero davvero limitato di auto Touring venne contrassegnato con il marchio Turinga e pochissime furono le 6C 2500, alcune convertibili; solo tre “Berlinetta” sopravvivono di cui una è stata modificata, per cui solo due sopravvivono con queste forme, inclusa l’auto in questo lotto.

Le linee, tipicamente “Touring”, sono piuttosto improntate alla presenza ed imponenza dei volumi, ma restano pur sempre dinamiche. In particolare il muso, molto rastremato ma pronunciato, come una prua stretta tra i due grandi fari ovali che taglia a metà le linee orizzontali tese delle griglie e dei paraurti semi-integrati (una novità per un’auto che nasce ante-guerra).

Le proporzioni dei volumi sono equilibrate e raccordate armoniosamente. Le finiture di lusso e i dettagli, degni di un orefice, si alternano a specifiche “corsaiole” come i finestrini laterali e posteriori in plexiglass. All’interno, una sensazione tangibile di lusso e raffinatezza; tutto l’abitacolo ed i 4 sontuosi sedili sono rivestiti di velluto a coste; tasche maniglie e manopole, in metallo cromato, legno e bachelite sono disegnati da linee armoniche e curve, con attenzione ad ogni dettaglio; la raffinatissima plancia, è in un’eccezionale finitura in pelle martellata sotto un sottile strato di plexiglass trasparente serigrafato.

L’auto con telaio n. 915207 è stata prodotta il 29 febbraio 1944 e venduta il 10 giugno 1946. Venne consegnata nuova in Svezia dall’importatore svedese Fallai AB. Alla fine di maggio del 1946, Luigi Fallai, intervistato, raccontò di avere guidato quella che si ritiene possa essere il “nostro” esemplare o, ad ogni modo, una delle tre nuove Berlinetta dall’Italia a Stoccolma in 5 giorni, con un viaggio di 3000 km, attraversando Svizzera, Francia, Belgio, Olanda, Germania e Danimarca. Si lamentò dello stato delle strade e delle (conseguenti) 5 forature. Fallai, fu il primo a essere arrivato in auto dall’Italia alla Svezia, dopo la fine della guerra. Riuscì, tuttavia, ad ottenere una prestazione di rilievo, raggiungendo i 150km/h in rettilineo e i 90km/h in curva. Fallai, negli articoli dell’epoca, lamenta il crollo della produzione automobilistica post-bellica, ridotta al 20% rispetto al periodo anteguerra e si pregia di contribuire alla ripresa, prevedendo la consegna, entro 3 settimane, di 60 Fiat, che saranno seguite da Lancia e Alfa. Di questo contingente, l’Alfa Romeo 6C 2500 Sport Berlinetta fu il vessillo che riaprì le importazioni.

Luigi Fallai consegnò il telaio n. 915207 al suo primo proprietario, il famoso Mr. Uno Ranch di Göteborg. Uno Ranch fu rivenditore di Bugatti e dopo la guerra fu importatore di motociclette e automobili Triumph in Svezia. Possedeva anche diversi aerei.

Ranch fondò la ditta “Motorfirma Uno Ranch” il giorno del suo 21° compleanno (all’epoca, la maggiore età) e riuscì a ottenere i diritti da agente generale per la Zenith motociclette. Diventò anche rappresentante per la Bugatti, con la quale, insieme al Principe Bertil (erede al trono di Carl XVI Gustaf -attuale Re di Svezia- fino a che la legge di successione venne modificata nel 1980), partecipò a diverse gare. Come pilota si specializzò in gare in salita e negli anni ’30 batté diversi record svedesi.

Nel 1945 diventò agente generale per la Triumph. Fece stampare i manuali da officina in svedese e mise su un magazzino completo di tutti i pezzi di ricambio e grazie a ciò la Triumph divenne uno dei marchi più popolari di Svezia durante gli anni ´50. Nel comparto aeronautico fu agente generale per il sistema liquido di accensione inglese per i motori jet BTH.

Quando le vendite delle moto iniziarono a calare verso la metà degli anni ’50 si assicurò anche la licenza da agente generale per le auto Triumph. L’azienda “Motorfirma Uno Ranch” venne venduta nel 1967 alla British Leyland.

Ranch fu il pilota aeronautico più anziano di Svezia, essendo ancora attivo all’età di 83 anni. Uno Ranch non era solo benestante, ma era anche un appassionato di automobili. Possedeva ed utilizzava una grandissima quantità di auto, ma custodì l’Alfa Romeo, telaio n. 915207, per molto tempo. È presente un’abbondante documentazione con l’auto, come immagini in bianco e nero, articoli di giornale di Mr. Ranch con l’auto e il manuale utente 6C 2500 con il nome dell’azienda Ranch. Sono sopravvissuti anche i documenti originali d’immatricolazione e tutte le fatture fiscali originali dal 1948 al 1965. Il signor Ranch guidava con un numero di immatricolazione commerciale, ma nel 1947 l’auto fu registrata con il numero O11118 di Göteborg.

Intorno al 1965 fermò l’auto nel suo garage con la pompa dell’acqua rotta. Nel 1994 decide di vendere la macchina. Sono disponibili anche molte foto dell’auto nel suo fienile. Ranch vendette l’auto al signor Vidfeldt, anch’egli svedese. È stato inoltre mantenuto il contratto di vendita originale tra Mr. Ranch e Mr. Vidfeldt. Il signor Vidfeldt ha restaurato la macchina e ha revisionato la parte meccanica, ma ha ridipinto la macchina con un colore blu sbagliato. Non ha immatricolato la macchina e ha usato l’Alfa solo come “trailer-queen” per le esposizioni di auto classiche in Svezia.

Vidfeldt è deceduto nel 2014 e quando l’attuale (quindi terzo) proprietario ha acquistato l’auto dalla famiglia Vidfeldt nel 2014, l’auto aveva percorso solo 61.500 km da nuova. Ancora oggi, la vettura vanta un chilometraggio originale basso da record per un’auto nata nel 1944. L’auto ha molti dettagli rari, testimonianza d’epoca e di stile, ed è incredibilmente originale. Al suo interno, molti aspetti si presentano ancora come l’auto lasciò Turinga, compresi gli originali e rari sedili in velluto a coste. L’attuale proprietario ha deciso di ridipingere l’auto nel suo colore originale, che è stato trovato sull’auto in diversi punti. Poiché il primo restauro in Svezia non era stato eseguito con la cura necessaria, si rivelò necessaria una ristrutturazione dal punto di vista tecnico, incluso il motore, revisionato dallo specialista Van Giersbergen.

Ci sono fatture per un importo superiore a 120.000 Euro. L’attuale proprietario ha partecipato con successo alla Mille Miglia 2018 e 2019 in Italia. La Berlinetta ha vinto il premio per “La più bella Alfa Romeo della Mille Miglia 2018” in cui Walter Da Silva era membro della giuria e ha quindi ricevuto la “Coppa Clemente Biondetti”.

L’auto vanta documenti e targhe ufficiali di immatricolazione del Registro Mille Miglia e A.C.I. Storico.

 

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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