Morris Minor: il primo capolavoro di Alec Issigonis.

Morris Minor: il primo capolavoro di Alec Issigonis.

Tutti noi conosciamo Alec Issigonis per essere il progettista della Mini, ma a dire il vero prima di progettare il capolavoro che tutti noi, ed in particolare io, amiamo, diede vita altri interessantissimi progetti.

Uno di questi è sicuramente la Morris Minor. La Minor è stata indubbiamente una delle utilitarie più diffuse nell’Inghilterra del dopo guerra.

Tutto inizia con la realizzazione di un prototipo pensato con lo scopo di sostituire la Morris Eight, ma viste le condizioni post belliche dell’industria inglese e dell’economia interna convinsero i vertici della Morris ad accantonare il progetto iniziato nel 1944 da Issigonis, per immettere nuovamente sul mercato una nuova versione, leggermente migliorata, della Eight. Il prototipo mosquito, era veramente all’avanguardia per la casa inglese, ed infatti quando si decisero a sostituire la Eight, ormai i tempi erano maturati, Issigonis rispolverò quel vecchio progetto, ma i vertici della casa madre ne modificarono la meccanica.

Infatti il mosquito aveva la trazione anteriore e la nuova vettura denominata Morris Minor fu dotata di una meccanica più tradizionale: a trazione posteriore. Ad Issigonis rimase il pallino dell’utilitaria con motore davanti e trazione anteriore, che in seguito lo portò a dar vita alla Mini. Quando il prototipo, della nuova Eight, fu definitivamente approvato Issigonis, perfezionista com’era, decise di rimaneggiarlo allargandone la carrozzeria per trovare una dimensione interna più adeguata alla corporatura di quattro adulti, ma anche per migliorare la linea che, nel prototipo mosquito, in realtà era minuta ed anche un po’ tozza. Questa modifica dell’ultimo minuto portò a dover cambiare alcuni macchinari della nuova linea di montaggio, che nel frattempo erano già stati impostati, ed è per questo motivo che alcuni esemplari della Minor avevano i parafanghi leggermente diversi.

Fu subito un successo: i clienti apprezzarono la linea moderna e gradevole ma anche un certo lusso che si percepita internamente rispetto i modelli precedenti, la meccanica collaudata e anche l’economicità della nuova Morris, in poco tempo, esattamente il 22 dicembre del 1960, si superò la quota di un milione di esemplari prodotti, era la prima vettura inglese a raggiungere volumi di vendita così elevati.

La fabbricazione delle Minor si sarebbe arrestata solamente nel 1974, con la costruzione dell’ultimo modello della gamma, una versione commerciale generata dalla fabbrica di Nelson in Nuova Zelanda.

La Morris Minor venne presentata al pubblico al Salone dell’Automobile di Londra il 20 settembre del 1948.

Principalmente si suddivide la produzione in tre serie, per quanto riguarda la costruzione inglese: la prima prodotta dal 1948 al 1953, la seconda prodotta dal 1953 al 1956 e, per finire, la terza, denominata 1000, prodotta dal 1956 al 1972; mentre si continuò a produrla in Nuova Zelanda, appunto, fino al 1974.

La Morris Minor divenne così una delle auto inglesi più longeve.

La gamma della Morris Minor, inizialmente prevede due sole versioni: la berlina e la cabriolet entrambe a due porte, solamente nel 1950 viene introdotta la versione berlina a quattro porte.

Meccanicamente fu dotata del motore della Eight, un quattro cilindri di 918 cm3 e valvole laterali, che rendevano la Minor una vetture non particolarmente veloce ma almeno parca nei consumi.

Nel 1951 furono modificati i fanali, che inizialmente erano alloggiati all’interno della calandra anteriore, posizionando i fanali all’estremità dei parafanghi anteriori, per uniformare la produzione che per il mercato americano già prevedeva questa soluzione, resa obbligatoria dalle severe norme di sicurezza d’oltreoceano; altra modifica fu l’introduzione della poma dell’acqua, che sostituì l’obsoleto sistema a gravità. Questa modifica permise, anche se solamente come optional, di offrire l’impianto di riscaldamento.

Nel 1952 si cambiò il motore adottando il motore Austin A30, in quanto la Morris e l’Austin si erano unite dando vita alla British Motor Corporation: B.M.C..

Il nuovo propulsore, anche se di cubatura più piccola, solamente 803 cm3 (potenza di 30CV a 4.800giri/min.), assicurava un leggero aumento di prestazioni, ed anche un leggero aumento dei consumi, ma che facendo superare la soglia dei 100 km\h, e perciò rispondeva ad una delle critiche che la Morris Minor subiva maggiormente: quella di non essere adeguatamente veloce. Sempre nel 1952 entra in produzione quella che a mio avviso è la miglior interpretazione del modello: ovvero la versione Traveller.

La Traveller era la versione giardinetta con una caratteristica struttura di legno a vista nella parte posteriore della autovettura. Sulla base della Traveller, nel 1953, furono sviluppate le versioni commerciali che avevano, a differenza, la struttura in acciaio.

Nell’ottobre del 1954 venne modificata la calandra e venne installato un nuovo cruscotto con un grande e singolo tachimetro centrale. Nel 1956 la Morris Minor venne aggiornata nuovamente dotandola di un nuovo motore con cilindrata a 948 cm3, e per questo venne denominata Minor 1000. La differenza più visibile fu l’adozione di un parabrezza unico curvo, invece dei due singoli piatti delle serie precedenti, mentre al posteriore venne ingrandito il lunotto.

Nel 1962 la vettura ricevette in dotazione il motore ASDO16 della Austin/Morris 1100, ma si continuò a denominarla Minor 1000; questo motore, in realtà di 1100 cm3, assicurò un’ulteriore aumento di potenza pari a 48cv. Il consumo di carburante aumentò come pure la velocità massima ora, la Morris Minor, poteva raggiungere i 124 km/h.

Come accadrà per la Mini, con un’ottica di diversificazione dei modelli prodotti dalla B.M.C., ma basate sulla medesima vettura, si immise sul mercato inglese due versioni più lussuose: la Riley 1.5 e la Wolseley 1500 (marchi che facevano parte della galassia B.M.C.).

Nel 1969 si interruppe la produzione della versione cabriolet, mentre le normali berline, sia a due che quattro porte, smisero di essere costruite l’anno successivo. La Traveller e le versioni da lei derivate vennero prodotte altri due anni dalle fabbriche dislocate in Australia e Nuova Zelanda, facendo raggiungere al modello i circa 1.620.000 esemplari costruiti.

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Renzo Raimondi
Renzo Raimondi - Padre di famiglia fiero, grande appassionato di motori e auto storiche.

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